Cultura e prevenzione del conflitto: 2 riforme per il Pnrr

Nell’agenda della Guardasigilli due riforme in itinere di basilare importanza per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: giustizia civile e del codice della crisi.

Una maggiore efficienza della giustizia civile è legata agli strumenti alternativi al processo per la risoluzione dei conflitti, le ADR e in particolare la mediazione, dotati di un grande potenziale (Cartabia alla Camera), che consentono l’esercizio di una giustizia preventiva e consensuale (Pnrr).

Promuovere la mediazione è uno degli obiettivi del Pnrr tenuto conto della strettissima connessione intercorrente tra relazioni commerciali, produttività economica e funzionamento della giustizia. Per la nostra rivista è stata sempre la MEDIAZIONE: un vantaggio sociale e competitivo.

Sia il Pnrr che le linee programmatiche della giustizia presentate alla Camera dalla ministra Cartabia dedicano particolare attenzione agli interventi per garantire una migliore e più estesa applicabilità dell’istituto della mediazione (incentivi economici e fiscali, ampliamento delle materie di applicazione della condizione di procedibilità e rafforzare il rapporto tra mediazione e giudizio attraverso uno sviluppo della mediazione delegata dal giudice – endoprocessuale –).

Anche nel codice della crisi gli interventi di modifica dovrebbero tenere in considerazione la portata più significativa della riforma ovvero la prevenzione della crisi d’impresa. Infatti le piccole e medie imprese stentano ad introdurre quanto stabilito dall’art.2086 c.c. a riguardo del dovere di instituire da parte dell’imprenditore “un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi d’impresa e della perdita della continuità aziendale…”. Il codice della crisi ha demandato ai professionisti incaricati il compito, attraverso la vigilanza ex art. 2086, di contribuire alla crescita culturale delle imprese. Nel dibattito corrente viene sottovalutato questo ruolo del sindaco o revisore delle piccole aziende e associato esclusivamente al ruolo di attivatore interno delle procedure di allerta.

La Commissione ministeriale prima e il legislatore dopo dovrebbero tenere in considerazione tale distinzione in una prospettiva di sviluppo della cultura aziendale per la prevenzione della crisi d’impresa.

Due riforme dove la prevenzione del conflitto è determinante e per la cui attuazione non si può non prescindere dagli aspetti culturali e formativi. La diffusione della cultura della prevenzione della crisi deve prevedere un coinvolgimento di tutte le componenti della filiera educativa dalla scuola all’università.

La Scuola e l’Università rappresentano i luoghi ideali per lo sviluppo e la crescita della cultura della pace intesa come educazione al conflitto; capace, cioè, di un confronto critico, propositivo e creativo. È proprio dai banchi di scuola che bisogna partire per sensibilizzare alla legalità, alla solidarietà, all’interculturalità, alla tolleranza, all’amicizia ed alla risoluzione non violenta dei conflitti. Attraverso la conoscenza di sé e degli altri e la capacità di comunicare e cooperare, si educherà a risolvere pacificamente le liti.

Maggiore spazio nell’Università alle materie caratterizzanti la prevenzione del conflitto mediante lo sviluppo di competenze professionali in procedure stragiudiziali per la risoluzione dei conflitti. Formare, quindi, esperti in ADR in grado di facilitare migliori accordi tra le parti in un’ottica consensuale e non contenziosa.

Tutto ciò per agevolare l’utilizzo e la diffusione delle ADR e rappresentare un vantaggio competitivo per l’impresa, il cittadino e il Paese.

Marco Ceino